L'Alta Corte di Oslo
ha respinto la richiesta di asilo politico di Azad Hassan Rasol, un 33enne
iracheno che vive in Norvegia con il proprio compagno. "Non corre pericoli se
non si dichiara"
Secondo l'Alta Corte, nel nord dell'Iraq, di
etnia curda, i gay non vengono assassinati, come nel resto del paese, ma
subiscono pene meno gravi. La corte, di conseguenza, ha invitato il giovane
omosessuale a non manifestare pubblicamente la propria inclinazione sessuale,
una volta deportato: in tal modo, secondo i giudici, eviterà qualsiasi forma di
persecuzione.
"La Norvegia, ha un passato esemplare nel
campo dei diritti umani," commentano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario
Piccciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, "ma da qualche
anno commette gravi violazioni nei confronti delle persone Lgbt che chiedono
asilo politico dopo essere fuggite da paesi in cui gay e lesbiche sono
perseguitati e spesso uccisi. Il governo e la magistratura norvegese
giustificano le deportazioni affermando che 'se un gay si comporta con
discrezione, i suoi rischi diminuiscono'. E' una menzogna," spiegano gli
attivisti, "perché se è vero che il governo iracheno ha decriminalizzato
l'omosessualità, di fatto i gay vengono perseguitati in base alle leggi
islamiche e spesso vengono arrestati in seguito a denunce di parenti o vicini di
casa, pur se non manifestano pubblicamente le loro scelte".
Il Gruppo
EveryOne ha dimostrato la grave persecuzione dei gay in atto in Iraq citando il
report di Iraqi LGBT, un'organizzazione per i diritti di gay e lesbiche con sede
a Londra, che documenta aggressioni, torture e omicidi di gay che si sono
verificati sia presso la comunità sunnita che presso quella curda. "Dal 2003 a
oggi almeno 600 omosessuali sono stati aggrediti e assassinati," proseguono i
rappresentanti di EveryOne, "spesso dopo atroci torture, fra cui quella che
prevede che ai gay venga incollato l'ano con una potente colla e subito dopo sia
somministrato loro un lassativo, con la conseguenza di una morte fra atroci
tormenti. Le organizzazioni internazionali per i diritti LGBT considerano oggi
l'Iraq come uno dei luoghi in cui la persecuzione dei gay e delle lesbiche
raggiunge i livelli più diffusi ed efferati". Il Gruppo EveryOne ha lanciato un
appello urgente al Re di Norvegia Harald V, al Governo norvegese e al Comitato
del Premio Nobel per la pace di Oslo affinché, in base alle evidenze della
persecuzione dei gay in Iraq, lo Stato ritorni sulle proprie decisioni e
rispetti la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati, accordando asilo politico ad
Azad Hassan Rasol.
"Abbiamo trasmesso l'appello urgente anche agli Alti
Commissari Onu per i Rifugiati e i Diritti Umani e al Commissario Ue per i
Diritti Umani affinché si eviti la deportazione del giovane omosessuale, e se
l'atteggiamento ostile al ragazzo e lesivo del suo diritto alla libertà e alla
vita dovesse essere mantenuto dalle autorità norvegesi, chiediamo che si mettano
in atto procedure umanitarie affinché venga accolto in un altro paese
dell'Unione europea, in deroga umanitaria agli accordi di Dublino. In ogni caso,
è vitale che il giovane non sia inviato verso un destino di umiliazione,
sofferenze, emarginazione, violenze e probabilmente morte nella Repubblica
Irachena, dove la casistica relativa a persecuzione ed esecuzioni sommarie di
persone Lgbt è una delle più tragiche del mondo contemporaneo". (Iris
Press)
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