09/01/09

Smettere di considerare l´omosessualità come una malattia.

Marco Politi per "la Repubblica".
Lo scrive su "Avvenire" lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli, invitando i lettori cattolici a fare i conti con l´evoluzione culturale e scientifica e a capire che l´omosessualità non risponde più a vecchi stereotipi. Ma Andreoli va anche più in là. Pur sottolineando di non entrare minimamente nella questione del diritto della Chiesa di selezionare il clero secondo propri criteri, lo psichiatra mette nero su bianco: «Questo lascia aperta la questione sul perché debbano essere per forza oggi escluse dalla vita sacerdotale le persone di orientamento omosessuale».
Andreoli sta svolgendo sul giornale dei vescovi un´inchiesta sui preti che ha già raggiunto le quarantotto puntate. E l´articolo su «Il sacerdote nei casi estremi: l´omosessualità» è introdotto con tutti i crismi dal direttore Dino Boffo, che rende omaggio alla sua professionalità, spiegando che il suo argomentare «è affidato alla nostra riflessione libera e ad un dibattito costruttivo».
In effetti l´intervento cade come un sasso nello stagno, mentre da anni la gerarchia ecclesiastica batte sul tasto dell´omosessualità come peccato orribile da non assolvere se si vive stabilmente con un partner gay, come «grave disordine morale» e causa di non ammissione all´ordinazione secondo quanto ribadito recentemente da un´Istruzione vaticana. Leggere sull´ "Avvenire" che sul piano scientifico «le manifestazioni e i comportamenti che scaturiscono dall´omosessualità non sono patologie, ma variabili all´interno di quella che si chiama normalità, pur se questa è difficile da definire», è un piccolo terremoto. Un «fatto importante» dicono a "Repubblica" tre persone di orientamento del tutto differente: il professor Tonino Cantelmi, presidente dell´Associazione psicologi e psichiatri cattolici, Franco Grillini già presidente dell´Arcigay, Gianni Geraci del gruppo omosessuale cattolico milanese «Il Guado». Per il professor Cantelmi affrontare il tema «è positivo».
Fermo restando che tocca alla Chiesa l´aspetto morale e spirituale, Cantelmi sottolinea da psichiatra cattolico che «noi ci adeguiamo ai convincimenti della comunità scientifica e comunque la scelta dell´ "Avvenire" dimostra che la Chiesa non ha un atteggiamento discriminatorio verso i gay». Più colorito Grillini: «È bene che nella tana del lupo (l´ "Avvenire") si leggano cose di buon senso. In America un dirigente dell´associazione Exodus, che organizzava corsi di pseudoguarigione dall´omosessualità, ha dovuto chiedere scusa all´opinione pubblica gay». Gianni Geraci, che per anni ha animato il coordinamento dei gay cattolici italiani, trova «interessantissimo» che sul giornale dei vescovi si manifesti attenzione a «discorsi scientificamente fondati», respingendo la tendenza di certi movimenti carismatici a voler guarire gli omosessuali. Andreoli preannuncia un approfondimento. Il suo approccio iniziale è stato estremamente soft. Parla di «orientamento omosessuale» e non di pratica. Ribadisce: «Non mi scandalizzo se un´organizzazione come la Chiesa decide di escludere dal sacerdozio ministeriale l´omosessuale». Ma le sue conclusioni lasciano il segno. Ai sacerdoti scoperti si omosessuali e che soffrono per restare fedeli alla loro vocazione (in castità) «vorrei dire - io non credente - di rivolgersi a Dio e chiedergli l´aiuto che anche questa caratteristica diventi una ricchezza al servizio della missione».

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