21/05/08

Gay Pride, Carfagna: «No al patrocinio»



Il movimento Lgbtq: «Destra omofoba»Castalda Musacchio«Un principe la baci e la svegli». «Fa solo battutacce da bar». «Dichiarazioni da fantascienza». «Sono fascisti e xenofobi». Il movimento per i diritti di gay, trans, lesbiche, bisex e queer non ci sta. Quella della neo ministra delle Pari opportunità «è omofobia» replicano in coro all'intervista rilasciata da Mara Carfagna al Corriere. «Ma i gay pride che obiettivi hanno? - si è chiesta l'ex valletta - Penso che l'unico sia quello di arrivare al riconoscimento delle coppie omosessuali, magari equiparate ai matrimoni. Su questo non sono d'accordo». Dunque: niente patrocinio ai possimi cortei, e soprattutto a quello nazionale che si terrà il 28 giugno a Bologna, con un auspicio rivolto direttamente a "quel" mondo negato: «Sobrietà, per piacere, sobrietà».Commenti che non potevano che essere respinti "in toto" al mittente. «Queste parole - scrive lo staff organizzatore dell'evento - non sono solo di una disarmante ingenuità, quanto piuttosto evidenziano la pericolosa strategia politica di questa destra, di cui Carfagna è la portavoce». A questo punto, si chiede Vladimir Luxuria, ex deputata indipendente del Prc «questo ministero con a capo Carfagna non vuole assolvere al suo compito. E' del tutto inutile». «Come comunità omosessuale - sottolinea Aurelio Mancuso, presidente Arcigay - avremmo tanto bisogno di un ministro che sia al corrente del ruolo che ricopre. Che abbia perlomeno dato una lettura dei Trattati e delle Direttive europee. Invece, dalle prime uscite, abbiamo davvero l'impressione che non sappia affatto dove si trovi». In verità, Carfagna non conosce neppure la Commissione per i diritti di lesbiche e trangender che fa capo al suo ministero. «Non ho ancora preso visione di cosa sia e a cosa possa servire» ha ingenuamente ammesso. E la cosa che sorprende davvero è che anche da parte del centrosinistra si minimizza sull'accaduto, denuncia ancora il movimento (pesano alcune dichiarazioni come di Bianchi e Follini, ndr).«Sta dimostrando solo approssimazione» replicano dal circolo Mario Mieli. Ma la «cosa più preoccupante» - scrive Andrea Maccarrone, del circolo romano - è proprio «il pressapochismo di chi dovrebbe occuparsi di questi problemi evitando offensivi ideologismi e inutili paralleli tra categorie di persone colpite da discriminazioni come se si potesse istituire una graduatoria o una guerra tra vittime e discriminati». E poi, si chiede ancora Andrea Berardicurti della segreteria del Mario Mieli, «proprio lei ci viene a parlare di sobrietà? Come prima uscita da ministro non è esattamente una buona partenza». «Non è neppure una dichiarazione pregiudiziale è semplicemente la negazione di alcune problematiche - sottolinea Cristina Gramolini, segreteria Arcilesbica - e ricorda tanto quella stessa negazione attuata in altri periodi bui del Paese». Monica Petri di "Facciamo Breccia" è ancora più netta. «Era quello che ci aspettavamo da un governo di tal fatta. E questo è anche un segnale allarmante lanciato a quella parte del movimento che intende aprire un dialogo con questa destra». Proprio alcuni giorni fa ha fatto molto scalpore all'interno del movimento Lgbtq la lettera aperta al sindaco di Roma Alemanno firmata da Mancuso, Barbarossa, Grossi e Marrazzo da cui in molti hanno preso le distanze. Distanze che ieri sono state confermate alla luce della prima uscita pubblica del ministro. Carfagna, comunque, va dritta per la sua strada. E ieri, in replica a Luxuria, ha ribadito cosa pensa esattamente delle Pari opportunità. «Il signor Guadagno - scrive - confonde questo ministero con l'ufficio stampa e propaganda del movimento Lgbt». Le Pari Opportunità, a giudizio del ministro, riguardano soprattutto le donne lavoratrici e madri, i minori, gli anziani e i portatori di handicap. E i diritti a gay, lesbiche e trans? Semplicemente non esistono. «Ci mancava solo Carfagna» conclude rassegnato qualcuno.

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