08/10/11

Gli immigrati sono più sani degli autoctoni


[1] http://www.simit.org/

[2] http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2011/10/06/visualizza_new.html_675159824.html

[3]  http://www.nordestsanita.it/index.php?option=com_xmlnews&Itemid=675&xmlitem=ADN20111006165945.xml

La prima cosa di cui si accusano le persone sgradite è di portare gravi malattie - lo sanno a loro spese i gay, lo sanno anche gli ebrei (da Apione ai nazisti, l'accusa si è sempre ripetuta, sebbene il 50% dei premi Nobel per la medicina in America, il 33% in Italia, il 20% nel mondo, sia ebreo), e lo sanno anche gli immigrati.

La Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali [1], nel suo 10° Congresso Nazionale a La Maddalena, ha voluto confutare questo pregiudizio [2, 3].

[2] si concentra sul dato più evidente: da marzo a settembre sono sbarcati a Lampedusa 24.000 immigranti, di cui solo 7 affetti da tubercolosi; [3] spiega meglio la situazione.

Ogni anno 500.000 migranti vengono ricoverati in ospedale; ma in 3/4 dei casi per un problema acuto, come un trauma, una malattia cardiaca o respiratoria, o, per le gentili signore, il parto.

Di per sé, la prevalenza (cioè la percentuale di ammalati) di malattie infettive è inferiore tra i migranti che tra gli autoctoni, ma i migranti hanno due particolari problemi.

Il primo è che nei primi anni di permanenza in Italia il clima più rigido, lo sradicamento, il vivere in un ambiente degradato, e lo stress psicofisico del viaggio e dell'inserimento creano una situazione di immunodepressione, che può portare all'insorgenza di diverse malattie, non solo infettive, ed in particolare al riacutizzarsi della tubercolosi.

Il problema non è solo dei migranti: molte persone in Italia, specialmente anziane, hanno contratto la tubercolosi mantenendola latente - e soltanto una condizione di immunodepressione può attivarla; ma, come si è visto a Lampedusa, non sono i migranti gli untori di un'epidemia.

Frequenti nei migranti sono le malattie a trasmissione sessuale - ma molti le contraggono in Italia, a causa della promiscuità sessuale e del degrado in cui vivono.

La malaria è un problema, ma in modo diverso da quello che ci si aspetta: non tutte le persone punte dalle zanzare si ammalano; ma quando un migrante viene in Italia, perde l'immunità che aveva nel paese d'origine, e quando torna, non pensa certo alla profilassi antimalarica - e nemmeno i figli. Il risultato è che si ammalano per la prima volta tornando a casa.

Infine, l'epatite B è un problema tra i migranti perché nei loro paesi non vengono vaccinati; i problemi li hanno soprattutto le donne, in quanto rischiano di trasmetterla ai figli - ma è obbligatorio testare le donne gravide e le partorienti per questa malattia, e la SIMIT sta pensando ad un protocollo per ridurre la possibilità di trasmissione perinatale.

In una parola, gli immigrati non sono un problema sanitario, e non certo per la provenienza. I problemi possono nascere per le loro condizioni di vita in Italia - che metterebbero chiunque a dura prova.

Non facciamo come i nazisti, che giustificarono l'istituzione dei ghetti in Polonia con il preconcetto che gli ebrei nuocessero alla salute pubblica (vedi qui) - ma il sovraffollamento, la scarsa igiene e la peggior nutrizione provocarono proprio l'epidemia di tifo petecchiale che si voleva scongiurare.

Raffaele Ladu

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