28/02/09

Leggete questa lettera arrivatami! spero inneschi una discussione!

Apro questa mia lettera con una domanda:“E se quest' anno il gay pride...”
Mi sono chiesto, prima di mettermi al computer, che cosa significhi per me questa manifestazione, sembra semplice ma non lo è affatto. Nonostante l'allegria, il colore, gli eccessi e la musica per me il gay pride non è mai stata una festa. Io ho sempre vissuto questa manifestazione come una lotta. Una marcia che dovrebbe ricordarci chi siamo e con la quale dovremmo chiedere, ad una società omofoba che fa finta che noi non esistiamo, pari dignità.
Come cittadini e come esseri umani.
Spesso ho criticato l'azione dei movimenti: troppi giochi di potere, troppe divergenze, poca strategia ma poi, leggendo le parole di Aurelio Mancuso, mi sono reso conto che ha detto una grande verità.Siamo noi. Tutto dipende da noi. Dipende dall'impegno che ci mettiamo, dalle proposte che avanziamo, dalla voglia di metterci il volto, il nome, il cuore.
Mi sembra che questa forza il movimento omosessuale italiano l'abbia persa. Forse abbiamo avuto troppe delusioni: dalla politica, dalla comunità italiana, dalla società “civile” o forse ci siamo adagiati cullandoci nell'illusoria idea che ormai siamo considerati cittadini a tutti gli effetti proprio come lo sono gli eterosessuali.Quindi occorre dirlo a gran voce: NON È COSÌ!Siamo ancora cittadini di serie B. Siamo ancora gli sporchi froci. Siamo ancora le trans malate e le cattive lesbiche.
Non è cambiato un bel niente e prima ce ne rendiamo conto meglio è.
A volte accadono cose che fanno sperare, anche piccole: una pubblicità, un discorso, una lettera letta in televisione ma per ogni cosa positiva ne avvengono dieci negative.I mass media non ci sono amici (a parte qualche giornalista che merita ancora di essere definito tale e non sono molti), la politica ci è ostile, dalla chiesa vengono quotidiani attacchi. Noi non esistiamo. Non esistiamo nei libri di scuola, non esistiamo (dichiaratamente) sui posti di lavoro e nelle legislazioni, esistiamo in modo velato e siamo “sopportati” come si sopportano le persone indesiderate nel mondo dello spettacolo, non esistiamo nei posti di rilievo (a parte rarissimi casi), in politica, nello sport... ovviamente siamo presenti in tutti questi settori e anche in molti altri (anche all'interno della chiesa purtroppo) ma gli/le omosessuali, a parte alcuni/e pionieri/e, non si vogliono esporre a causa della mentalità italiana.Quello che non capiamo è che siamo NOI la società e che questa mentalità è così anche a causa nostra.
È colpa dei gay e delle lesbiche che si nascondono, magari che si sposano e che, oltre a rovinare la propria vita, rovinano anche quella delle persone che stanno loro accanto.
È colpa di tutti coloro che hanno paura di “esporsi”.
È colpa di tutti noi che non lottiamo abbastanza.
Mi spiace ma credo che le cose vadano dette senza buonismi. Ognuno può fare quello che vuole della propria vita ma la situazione è così perché noi non siamo uniti, perché, ancora troppo spesso, ci vergogniamo, perché siamo ipocriti e codardi. Le discoteche, le saune, i bar omosessuali sono sempre pieni di gente ma quando si parla di lottare le piazze sono vuote.
Come ce lo spieghiamo?E allora che quest' anno sia un gay pride diverso!
Chi lo dice che dobbiamo essere allegri e leggeri?Io sono incazzato.Non ho voglia di divertirmi. Ho voglia di manifestare.
Non voglio che qualcuno pensi che io sia contro i colori e il divertimento perché non è così, ho sempre criticato chi vuole “censurare” determinati atteggiamenti, il mondo GLBT è bello per via delle proprie indiscusse caratteristiche.
Ma quest'anno abbiamo bisogno di un gay pride shock.
Allora ecco la mia proposta, semplice e allo stesso tempo immensamente difficile da realizzare.
Andiamo Tutt* a sfilare vestiti come deportati con il simbolo del triangolo rosa sul braccio. Niente musica e che i carri rappresentino i vagoni dei treni che portavano la nostra gente nei campi di concentramento.Immaginate una sfilata silenziosa e arrabbiata.Avete idea dell'impatto che avrebbe su questa società addormentata.
So che è un'idea difficile e rischiosa ma cosa abbiamo ancora da perdere? Ovviamente tutt* dovrebbero comprendere che non si tratta di una censura ma di una protesta vera e propria. Penso anche a cartelloni e a frasi ad effetto.
Credo che, almeno per quest'anno, dovremmo accantonare la nostra “allegria” per far comprendere alla gente che questa società ci ha fatto e ci sta facendo del male, che il razzismo e l'omofobia portano da una parte sola e che siamo esseri umani che pretendono rispetto e diritti.
Questa lettera l'ho voluta scrivere a tutt* voi anche se so che la mia idea non verrà mai accolta. L'ho voluta scrivere perché sento che stiamo andando in una direzione sbagliata, camminiamo su delle sabbie mobili che, lentamente, ci stanno ingoiando.
E provo rabbia.
E provo dolore.
E provo impotenza.
Marino

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